Broken, di Don Winslow
Noir Side,  recensioni

Broken, di Don Winslow

Broken, di Don Winslow

Broken è il titolo di una raccolta di sei romanzi brevi scritti da Don Winslow e pubblicati da HarperCollins.

Tutto quello che so – letterariamente parlando! – di narcoraffico, cartelli e corpi di polizia l’ho imparato dalle sue storie e diventando amica, tra gli altri, di Art Keller, Boone Daniels e Frank Decker coi quali ho girato l’America in lungo e in largo. È il modo in cui Winslow riesce a fondere fiction e realtà, a dare plasticità a personaggi che si immagina di poter incontrare per strada e a raccontare la criminalità nella sua interezza a renderlo, dal mio punto di vista, il miglior autore contemporaneo di polizieschi, e non è un caso che molti scrittori in tutto il mondo strizzino l’occhio al suo modo di scrivere.

La narrazione di Winslow non fa concessioni, non rinuncia ad affondare nella crudezza, a soffermarsi sugli aspetti più neri e drammatici e violenti dell’agire umano. Le sue storie raccontano sistemi corrotti, mondi osceni che si muovono sotto la superficie visibile del mondo, lotte di potere, faide. Però raccontano anche il tessuto sociale che sta dietro a questi orrori, svelandone le fragilità, i limiti e talvolta l’infinita tenerezza.

Broken

Broken, Rapina sulla 101, Lo zoo di San Diego, Sunset, Paradise e L’ultima cavalcata, sono i titoli dei sei romanzi brevi che compongono l’antologia tradotta benissimo da Alfredo Colitto – che apprezzo molto anche come scrittore di romanzi storici – e Giuseppe Costigliola.

Nutro un amore vero per il racconto che dà anche il titolo all’opera, Broken, e non potrebbe che essere così visto che l’incipit recita “Inutile dire a Eva che il mondo è a pezzi”. A parte l’omonimia col personaggio che purtroppo o per fortuna non mi somiglia affatto, penso che questo incipit sia particolarmente incisivo grazie alla capacità di sintetizzare il senso di ciò che si andrà a leggere, e anche se Stephen King, autore a sua volta del mio incipit preferito in assoluto (vedi IT), si è dichiarato folgorato dall’inizio di un altro racconto della raccolta, trovo che il modo di presentare la storia con questa chiarezza mista a cinismo e disperazione sia davvero straordinario.

I lettori di Winslow incontreranno alcune facce conosciute in queste pagine. C’è un terzetto niente male che arriva direttamente da Le belve per esempio, ma vecchi o nuovi che siano i personaggi, vecchie o nuove che siano le ambientazioni, il risultato è potente come sempre, a riconferma del fatto che se un autore abituato a scrivere di solito in lungo, molto lungo, si trova a suo agio anche nei romanzi brevi, a muoverlo sono talento e sapienza.

Winslow, Don, Broken, HarperCollins, 2020, traduzione di Alfredo Colitto e Giuseppe Costigliola, pp. 544, euro 20,00

Don Winslow, ex investigatore privato, uomo di mille mestieri (tra cui il regista, l’attore e la guida nei safari), è autore di molti romanzi che lo hanno consacrato come uno dei nuovi maestri del crime e del noir contemporanei.
Einaudi Stile libero ha pubblicato, tra gli altri, L’inverno di Frankie Machine (2008), diventato un vero e proprio caso letterario, Il potere del cane (2009), La pattuglia dell’alba e La lingua del fuoco (2010), Le belve (2011, stesso anno in cui esce Satori, per Bompiani), da cui Oliver Stone ha tratto l’omonimo film. Nel 2012, sempre per Einaudi Stile libero, è uscito I re del mondo, prequel di Le belve. L’anno successivo esce Morte e vita di Bobby Z, da cui è stato tratto il film Bobby Z – Il signore della droga, diretto da John Herzfeld con protagonisti Paul Walker, Laurence Fishburne e Olivia Wilde.
Un nuovo ciclo, che vede protagonista l’investigatore Franck Decker, è stato inaugurato nel 2014 con Missing. New York (Einaudi Stile Libero). Nel 2015 esce Il cartello (Einaudi); nel 2016, London Underground, il primo romanzo, di una serie di cinque, che ha come protagonista Neal Carey e L’ora dei gentiluomini (Einaudi). Nel 2017 esce Corruzione e Nevada connection, sempre per Einaudi; nel 2018 esce Lady Las Vegas. L’autore ha ricevuto nel 2012 il prestigioso Raymond Chandler Award, il premio letterario istituito da Irene Bignardi nel 1996 in collaborazione con il Raymond Chandler Estate dedicato alla scrittura noir che ogni anno laurea un maestro del genere.

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