Sally Diamond la strana, di Liz Nugent

Ho scoperto che gli irlandesi sanno scrivere e sanno farlo molto bene, e l’ho scoperto dopo aver letto, in pochi mesi, tre libri che mi hanno illuminata: Intermezzo, di Sally Rooney, Il giorno dell’ape, di Paul Murray, e infine quello che a oggi entra nella mia top five della prima metà dell’anno in corso, ovvero Sally Diamond la strana, di Liz Nugent, pubblicato in Italia da Vallardi.
Sally Diamond è una donna sulla quarantina che vive in una cittadina della provincia irlandese insieme al padre, uno psichiatra in pensione che è malato da tempo. Non lavora, non ha amici, non interagisce quasi mai con nessuno: quando è costretta a uscire di casa per sbrigare qualche commissione cerca di evitare i contatti fisici e limita al minimo ogni tipo di scambio, e questo accade perché non riesce a interpretare i comportamenti umani, le sfumature, i sottintesi. È stata cresciuta in modo rigido, isolata, con poche spiegazioni e molte regole.
Sally Diamond la strana
Il romanzo si apre con una scena tanto surreale quanto potente: Sally decide di gettare il corpo defunto del padre nell’inceneritore perché lui le ripeteva spesso che una volta morto avrebbe dovuto “metterlo fuori con la spazzatura“. Dal suo punto di vista non fa che seguire con dovizia delle indicazioni ricevute, come è abituata a fare, ma il gesto, una volta che si scopre l’accaduto, sciocca ovviamente l’intera comunità e scatena una serie di eventi che la costringeranno a guardare dentro un passato che in parte non conosce e in parte le è stato nascosto.
La verità è agghiacciante: Sally è figlia di una donna abusata sistematicamente da un uomo che l’ha rapita e tenuta prigioniera per anni. Lei è nata da quegli abusi, in una stanza chiusa, e solo in seguito è stata portata via da quel contesto orribile. Il padre che l’ha cresciuta non è il suo vero genitore, ma un medico coinvolto nel caso, che decide — con motivazioni forse nobili, forse discutibili — di adottarla e crescerla lontano da tutto. Ma quel tipo di educazione si trasforma in una seconda reclusione. Sally cresce senza mai avere contatti con coetanei, senza scuola, senza una reale comprensione del mondo.
E c’è di più, perché alla storia di Sally se ne intrecciano altre, che avranno un senso nel finale del romanzo che, pagina dopo pagina, acquisisce un’intensità psicologica straordinaria.
Liz Nugent, già nota per i suoi thriller psicologici, in questo romanzo raggiunge un equilibrio perfetto tra introspezione e suspense. Il suo stile è asciutto, quasi chirurgico, eppure emotivamente potentissimo. Sally è un personaggio che sarebbe potuto facilmente diventare una caricatura o un caso clinico. Invece, grazie alla delicatezza e alla precisione con cui è scritta, diventa una figura indimenticabile: straniante, sì, ma anche profondamente umana. La sua voce è limpida, coerente, autentica.
Sally Diamond la strana è un romanzo che lascia il segno, capace di trattare temi pesanti — trauma, abuso, isolamento, diversità — senza mai scadere nel melodramma. È un’indagine sull’identità, sulla memoria, e sulla possibilità (o meno) di ricostruirsi quando le fondamenta della propria esistenza sono state costruite nel buio.
Inoltre, e questo è probabilmente l’aspetto che ho trovato più interessante, pone l’accento su come tanto i fattori genetici quanto quelli ambientali concorrano allo sviluppo di una persona; il finale, in questo senso, lascia senza fiato.
Nugent, Liz, Sally Diamond la strana, Vallardi, 2025, traduzione di Eva Luna Mascolino, pp. 400, euro 19,90
Liz Nugent è nata nel 1967 a Dublino. Sceneggiatrice di soap-opera, serie tv per adulti e cartoni animati per bambini, è stata in finale al premio Francis McManus e il monologo radiofonico Appearences èha rappresentato l’Irlanda al New York Festivals. Il mistero di Oliver Ryan è il suo primo romanzo.
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