Parole nascoste, di Arianna Montanari
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Parole nascoste, di Arianna Montanari

Parole nascoste, di Arianna Montanari

Roberto e Rossella non sanno, quando si incontrano, che saranno una famiglia. Quando si incontrano sono solo due giovani innamorati che non badano troppo alle differenze che li separano: lei una donna bellissima, di origini modeste e dotata di concretezza e praticità, lui un giovane idealista e benestante, senza grandi preoccupazioni.

Non sanno, quando si incontrano, che avranno una bambina, che la chiameranno Arianna, che la ameranno senza riserve e che insieme a lei muoveranno da Bologna a Milano per provare a mettere insieme un futuro.

Non sanno che un giorno, dopo che si saranno separati e Roberto sarà morto di cancro, quella stessa bambina diventata donna avrà voglia e bisogno di scrivere di suo padre, e che lo farà per restituirgli e restituire a sé stessa il senso della fine di una vita e di un’altra che continua.

Secondo Ugo Foscolo l’unico luogo in cui i morti possono rivivere è la memoria dei vivi, e ho pensato molto a questa interpretazione leggendo Parole nascoste, il memoir di Arianna Montanari in libreria per Mondadori, che parte dalla consapevolezza di come i pensieri una volta espressi, e a maggior ragione scritti, diventino veri e possano essere guardati con uno sguardo nuovo, magari più doloroso ma probabilmente meno spaventato.

Parole nascoste

Arianna Montanari ha letteralmente svuotato i cassetti della memoria, per scrivere il libro: sono stati infatti i taccuini di Roberto ad aiutarla a decifrare meglio – a volte a scoprire – alcuni lati dell’uomo ancor prima che del padre. A noi che leggiamo spetta il garbo dello sguardo che poggia su una vicenda che seppur tradotta in romanzo, rimane essenzialmente privata.

Si sa dall’inizio che quel padre che ha avuto una pesante dipendenza dall’alcol che ha condizionato la vita sua e di chi gli stava intorno non c’è più, ma in nessun punto della storia viene lasciato spazio alla retorica o al facile moralismo: quello che c’è qui dentro è la storia di persone che provano a stare al mondo, coi mezzi che hanno.

Numerosi flashback restituiscono alla narrazione la complessità delle emozioni che si sviluppano nel corso della vita, e che si confermano e si contraddicono in continuazione. Seguire la storia di una famiglia attraverso il racconto di uno solo dei suoi componenti potrebbe essere rischioso, perché tocca fidarsi di quell’unico punto di vista, ma quando si scrive d’amore e di tutti i colori che fanno vivere quell’amore, si può davvero pensare di raggiungere qualcosa di diverso dalla verità?

In un momento in cui si fa un gran parlare in editoria di scrittura terapeutica, sono molto felice di aver trovato qui qualcosa di diverso, e che nulla ha a che fare col bisogno di sfogarsi o elaborare i propri lutti mettendoli in pasto ai lettori. Qui ho trovato un equilibrio importante tra l’uso della parola e il carico emotivo, la voglia di raccontare e il pudore nel farlo, il tentativo di superare dei pregiudizi e il rischio di imbattersi in elementi che avrebbero invece rafforzato quei pregiudizi.

Montanari, Arianna, Parole nascoste, Mondadori, 2023, pp. 252, euro 18,00

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